Cambia il colloquio di lavoro, ora si chiede: cosa hai fatto nel lockdown?

Cambia il colloquio di lavoro, ora si chiede: cosa hai fatto nel lockdown?

“Chi è alla ricerca di un lavoro, e che dopo aver inviato il proprio curriculum vitae in risposta a un annuncio viene contattato per un colloquio, non dovrebbe farsi prendere alla sprovvista da una domanda del tipo ‘come ha vissuto i mesi di lockdown?’ – spiega Carola Adami, fondatrice della società Adami & Associati -. o magari da un quesito più complesso, come: cosa ha fatto durante la pandemia per migliorare la sua situazione professionale o personale?”. Ma a contare nelle risposte a queste domande non è quasi mai il contenuto in sé, quanto il modo in cui si risponde. In ogni caso, la crisi sanitaria ha profondamente cambiato il mondo del lavoro, così come quello della sua ricerca e del successivo reclutamento.

A nessuno viene chiesto di affrontare in modo perfetto una pandemia

A nessuno viene chiesto di affrontare in modo perfetto una pandemia del tutto inaspettata, per la quale non una sola persona era effettivamente preparata. Le risposte possibili alle possibili domande legate all’attività svolta durante la pandemia e i lockdown sono tantissime. Da quelle di chi spiega di aver imparato una nuova lingua a quelle di chi ha coltivato un orto dietro casa, fino a quelle di chi si è dato da fare per mantenere vivo il rapporto con i colleghi.
“L’importante – sottolinea Adami – è essere sinceri, mostrando il proprio personale modo messo in campo per reagire a questa situazione del tutto eccezionale”.

I quesiti posti dai candidati

Va sottolineato che nei colloqui di lavoro post-Covid, riporta Ansa, a poter essere presi di sorpresa da domande inedite potrebbero essere anche gli stessi intervistatori. I candidati potrebbero infatti porre quesiti volti a capire nel dettaglio come si potrebbe svolgere il lavoro da remoto, chiedendo, ad esempio, se in caso di smart working sarà comunque garantita la sufficiente formazione ai nuovi assunti.
Partecipare a un colloquio di lavoro in questo periodo, quindi, potrebbe essere sensibilmente diverso da quanto ci si potrebbe aspettare, da una parte e dall’altra del tavolo. Sperando che l’impressione su chi deve dire ‘sì’ sia positiva.

L’attenzione alla formazione e alla crescita continua è alta tra i più giovani

“L’attenzione alla formazione e alla crescita continua, soprattutto tra i più giovani, è altissima – mette in evidenza l’head hunter – ed è quindi fondamentale essere pronti a rispondere a domande di questo tipo. Altri candidati, dopo essersi informati online sull’azienda, potrebbero inoltre chiedere come sono cambiate le priorità strategiche dell’azienda con la pandemia, e in che modo il neo-assunto dovrebbe dare il proprio contributo per raggiungere i nuovi obiettivi”.

Lombardia, il mercato del lavoro si rimette in moto

Lombardia, il mercato del lavoro si rimette in moto

Il mercato del lavoro in Lombardia si è rimesso in moto. A dirlo sono sia i dati Istat relativi al terzo trimestre 2021, che evidenziano la crescita del numero di occupati sia in Italia (+2,2% su base annua) che al Nord (+2,1%), sia i numeri di Unioncamere Lombardia. Per quanto riguarda la Regione, specifica il rapporto di Unioncamere, le informazioni sui flussi in entrata e in uscita dal mercato del lavoro, provenienti dalle Comunicazioni Obbligatorie, evidenziano nel terzo trimestre 2021 un saldo positivo di circa 25 mila posizioni tra contratti avviati (446 mila) e cessati (421 mila). Si tratta di un dato in lieve ridimensionamento rispetto all’anno scorso, per via della maggiore crescita delle cessazioni (+25,7%) rispetto agli avviamenti (+21,5%); va però ricordato che nel 2020 gli avviamenti – e soprattutto le cessazioni – erano fortemente ridotti per effetto dell’emergenza sanitaria e dei provvedimenti nazionali a difesa dell’occupazione (cassa integrazione, divieto di licenziamento, ecc.). Calano pure le ore autorizzate di Cassa Integrazione, dopo il picco del 2020: il calo su base annua è pari al -55,7%, anche se i valori assoluti sono ancora elevati rispetto alla serie storica precedente.

Migliora il saldo nel terzo trimestre

Più rosea la situazione nel confronto fra il terzo trimestre 2021 e quello del 2019: la variazione di avviamenti e cessazioni, positiva in entrambi i casi, appare infatti più marcata per i primi (rispettivamente +8,4% e +5,2%). Sono soprattutto i contratti a termine a determinare questo saldo positivo: sono infatti cresciuti di 31mila unità, mentre quelli a tempo indeterminato registrano un calo di 8mila unità.

Commercio e servizi i settori più dinamici

Per quanto concerne i comparti, i più attivi sul fronte delle nuove assunzioni sembrano essere Commercio e Servizi: questi hanno generato infatti più 26mila posti di lavoro, pari al 75% degli avviamenti. Tuttavia il saldo risulta positivo anche negli altri settori con la sola eccezione dell’industria (-3 mila). Il confronto con il 2019 vede un miglioramento del saldo in tutti i comparti, tranne che per l’agricoltura; gli avviamenti risultano in sensibile crescita, in particolare nelle costruzioni (+22,2%).

Cali fisiologici nelle cessazioni

“La ripresa del mercato del lavoro lombardo non si ferma e in alcuni certi settori, come l’edilizia, appare particolarmente intensa. I dati del terzo trimestre 2021 evidenziano anche un incremento fisiologico delle cessazioni rispetto ai livelli eccezionalmente bassi dell’anno scorso, quando erano in vigore i provvedimenti di salvaguardia nazionali” dichiara Gian Domenico Auricchio, Presidente di Unioncamere Lombardia.

Gli italiani sono i meno consapevoli in Europa dei loro diritti digitali

Gli italiani sono i meno consapevoli in Europa dei loro diritti digitali

Dall’Eurobarometro 2021 è emerso come gli italiani, rispetti agli altri cittadini europei, siano tra i meno consapevoli dei loro diritti digitali e delle tutele di cui già dispongono. Dal 1973 le istituzioni europee commissionano un sondaggio di opinione periodico in tutti gli Stati membri dell’Unione europea, l’Eurobarometro. Grazie a questo processo di lunga data, l’analisi dei risultati fornisce un quadro dettagliato delle tendenze e dell’evoluzione dell’opinione pubblica sulle questioni europee, sia a livello nazionale sia a livello sociodemografico. In particolare, quest’anno la Commissione Europea ha pubblicato i risultati di uno speciale Eurobarometro dedicato agli strumenti digitali.

Un forte interesse nei confronti della trasformazione digitale

L’indagine, condotta tra settembre e ottobre 2021, ha coinvolto 26.530 partecipanti dei 27 Stati membri della Ue, e ha mostrato un forte interesse da parte dei cittadini europei verso internet e in generale nei confronti della trasformazione digitale. E secondo la maggioranza degli intervistati, la trasformazione digitale dovrebbe essere promossa ancora di più e meglio definita dall’Unione Europea, riferisce Webnews.

Vantaggi e svantaggi di Internet

Oltre ad aver analizzato la percezione dei cittadini della Ue riguardo al futuro degli strumenti digitali e di internet, l’indagine speciale Eurobarometro 2021 ha esaminato anche la previsione dell’impatto di internet e degli strumenti digitali, dei servizi e dei prodotti digitali sulle loro vite da qui al 2030. Stando ai dati dello studio, l’80% degli intervistati ritiene che gli strumenti digitali porteranno in uguale misura vantaggi e svantaggi, in particolare per via degli attacchi informatici. Poco più della metà degli intervistati, circa il 53%, teme invece per la sicurezza dei più piccoli, si legge su techprincess.it.

In Italia solo il 39% conosce gli strumenti di tutela online

Se la maggioranza dei cittadini ritiene che l’Unione europea tuteli adeguatamente i loro diritti, in Italia solo il 39% affermato di essere consapevole del fatto che tali diritti, ad esempio la libertà di espressione, la privacy e la non discriminazione, dovrebbero essere rispettati anche online. Il dato italiano, riporta Ansa, è il terzo più basso, preceduto solo da Bulgaria (34%) e Romania (37%), mentre nella Ue la media si attesta al 60%. Viceversa, chi si è detto non consapevole è il 61% in Italia e il 39% in Europa. “I risultati di questo sondaggio – si legge in una nota della Commissione Ue – permetteranno di elaborare la proposta di dichiarazione europea sui diritti e i principi digitali”.
La Commissione si propone infatti di presentare questa dichiarazione per promuovere una transizione digitale modellata da valori europei comuni come parte della sua ‘bussola digitale’ presentata il 9 marzo 2021, stabilendo una visione, gli obiettivi e la via da seguire fino al 2030.

Nel 2021 i finanziamenti alle startup italiane raddoppiano

Nel 2021 i finanziamenti alle startup italiane raddoppiano

Durante l’anno in corso gli investimenti totali in Equity di startup hi-tech italiane ammontano a 1,461 miliardi di euro, un valore più che raddoppiato (+118%) rispetto al totale registrato a consuntivo del 2020, pari a 669 milioni di euro. Un dato che rappresenta un passaggio epocale per il nostro ecosistema, che finalmente ‘sfonda’ la soglia rappresentativa del miliardo di euro di investimenti annui. Una crescita annua senza precedenti, quindi, addirittura superiore al balzo effettuato tra il 2017 e il 2018. Sono alcune evidenze emerse dall’Osservatorio Startup Hi-tech promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano in collaborazione con InnovUp – Italian Innovation & Startup Ecosystem.

Gli investimenti in startup hi-tech italiane
Dei 193 round di finanziamento registrati nel 2021, 115 (60%) risultano essere ‘primi round’, ovvero il primo investimento in assoluto per la startup. Questo valore risulta in perfetta linea con quello registrato lo scorso anno, quando i primi round erano stati 94 (55% dei round 2020). Il taglio medio degli investimenti in primo round è passato da 4,7 milioni del 2020 ai 4 milioni del 2021, registrando un lieve calo. La forte crescita di quest’anno è quindi maggiormente spiegata dalla tendenza degli investimenti raccolti nei round successivi. Nel 2021, infatti, questi ultimi registrano una media per singolo round pari a 12 milioni di euro, contro i 9 milioni del 2020.

La componente dei finanziamenti
I finanziamenti provenienti da attori formali (i fondi di Venture Capital indipendenti, di Corporate Venture Capital aziendali e il Governmental Venture Capital o Finanziarie Regionali) confermano il loro tradizionale ruolo di guida per l’intero ecosistema. Questo, grazie a una crescita di circa il96%, e passando dai 294 milioni di euro del 2020 ai 576 milioni del 2021. È infatti al comparto degli investitori formali che si deve buona parte dell’impresa odierna dell’ecosistema italiano. I finanziamenti da attori informali (Venture Incubator, Family Office, Club Deal, Angel Network, Independent Business Angel, piattaforme di Equity Crowdfunding e aziende non dotate di fondo strutturato di CVC), è la seconda componente a determinare il valore complessivo, e registra una crescita superiore al 92%, passando dai 245 milioni di euro del 2020 ai 449 del 2021.

Stati Uniti, Europa e Asia i player esteri maggiori
Anche la terza componente, quella dei finanziamenti internazionali, determina in maniera significativa il raddoppio degli investimenti del 2021. Passando da circa 130 milioni di euro del 2020 agli oltre 435 milioni di quest’anno esprime un valore più che triplicato, e torna a costituire circa un terzo dell’intero ecosistema come nel 2019. I capitali attratti dall’ecosistema startup hi-tech da parte di player esteri nel 2021 provengono prevalentemente dagli Stati Uniti (74%), seguiti dall’Europa (25%), e in parte minore dall’Asia (0,43%).

Propensione alla spesa: migliorano le attese delle famiglie sull’economia

Propensione alla spesa: migliorano le attese delle famiglie sull’economia

Le attese delle famiglie sull’economia italiana sono in miglioramento. Allo stesso modo, migliora anche la propensione alla spesa, ma fra i nuclei familiari meno abbienti permane una certa cautela. 
“I comportamenti di consumo restano condizionati dall’emergenza sanitaria, ma appaiono in progressivo miglioramento – si legge nel rapporto di Bankitalia sulla propensione alla spesa delle famiglie italiane -. Rispetto alla rilevazione di aprile la percentuale di famiglie che dichiarano di avere ridotto le spese per alberghi, bar e ristoranti nel confronto con il periodo pre-pandemia è diminuita di 15 punti percentuali, pur restando elevata al 71%”. Durante le fasi più acute della pandemia questa quota aveva toccato quasi il 90%.

Si torna a spendere anche in alberghi, bar e ristoranti

Dall’indagine di Bankitalia, compiuta fra fine agosto e inizio settembre su 2000 nuclei familiari, “il saldo tra attese di miglioramento e peggioramento della situazione economica e del lavoro è positivo per la prima volta da primavera 2020”, e le famiglie che prefigurano un peggioramento sono calate di oltre il 10%. A quanto rileva Bankitalia, poi, “la propensione a spendere nei comparti più colpiti tra cui alberghi, bar e ristoranti”, è in ripresa, ma “nelle prospettive di spesa, soprattutto tra i meno abbienti,” vi è cautela. Inoltre emerge come circa un terzo delle famiglie affermi di essere riuscito ad accantonare qualche risparmio a partire dall’inizio della pandemia, e la quota è più ampia per i nuclei il cui capofamiglia è laureato. E la percentuale di famiglie che ritiene di riuscire a risparmiare nei prossimi dodici mesi è rimasta sostanzialmente stabile al 44%.

Permane cautela tra le famiglie meno abbienti

Secondo Bankitalia, tra le motivazioni che hanno frenato la spesa “è rimasta invariata l’importanza attribuita alla paura del contagio, ed è sensibilmente diminuita quella associata alle misure di contenimento, in connessione con il venire meno delle restrizioni a partire dalla primavera. Permane tuttavia una certa cautela nelle attese di spesa a tre mesi, in particolare tra le famiglie con maggiori difficoltà economiche e tra quelle che nel mese precedente l’intervista hanno percepito un reddito più basso rispetto a prima della pandemia”.

Si rafforzano i segnali di pressioni al rialzo sui prezzi di vendita delle abitazioni

Inoltre, riporta Ansa, da quanto emerge da un sondaggio congiunturale della Banca d’Italia condotta presso gli agenti immobiliari dal 27 settembre al 22 ottobre 2021,  si rafforzano “i segnali di pressioni al rialzo sui prezzi di vendita” delle abitazioni, e “per la prima volta dall’inizio della rilevazione nel 2009, la quota di operatori che ravvisa un aumento delle quotazioni nel terzo trimestre rispetto al precedente è superiore, seppur lievemente, a quella di chi ne indica un calo”. Inoltre, sono divenute prevalenti anche le attese di crescita delle quotazioni nel trimestre in corso rispetto alle aspettative di un calo dei listini.

Con il 5G risparmio di emissioni pari a 35 milioni di auto

Con il 5G risparmio di emissioni pari a 35 milioni di auto

Utilizzare la tecnologia 5G in quattro settori ad alta intensità di carbonio, come energia, trasporti, manifatturiero ed edilizia, potrebbe creare un risparmio annuale di emissioni tra i 55 e i 170 milioni di tonnellate di CO2. Sarebbe come togliere dalle strade dell’Unione Europea un’auto su sette, ovvero oltre 35 milioni di veicoli.È quanto emerge da uno studio di Ericsson diffuso in occasione del summit Cop26, la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Riprendendo un’analisi di McKinsey, Net-Zero Europe, il rapporto di Ericsson spiega infatti come con la tecnologia di quinta generazione la riduzione totale delle emissioni passerebbe dal 15% al 20% delle emissioni annuali totali del Continente.

L’equivalente delle emissioni annuali totali di Spagna e Italia

Lo studio di Ericsson sostiene che almeno il 40% delle soluzioni per la riduzione di CO2 adottate nella Ue da qui al 2030 si baserà sulla connettività fissa e mobile. Queste soluzioni di connettività, così come ad esempio lo sviluppo di generatori per produrre energia rinnovabile, potrebbero ridurre le emissioni all’interno del territorio europeo di 550 milioni di tonnellate di biossido di carbonio equivalente (550MtCO2e), ovvero quasi la metà delle emissioni create dall’intero settore energetico nell’Unione nel 2017. E, sempre, nel 2017, l’anno scelto come benchmark dall’analisi, il 15% delle emissioni annuali totali della Ue.

Nel 2027 la diffusione globale del 5G sarà circa del 75%

“Nonostante il potenziale in gioco – spiega ancora il rapporto Ericsson – le nuove previsioni sull’implementazione del 5G dipingono un quadro preoccupante per l’Europa”. Alla fine del 2020, infatti, il 5G copriva circa il 15% della popolazione mondiale. Nel 2027 si stima che la sua diffusione globale sarà circa del 75%. Quindi, solo tre anni prima che le emissioni globali dovrebbero essere dimezzate per rispettare l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5 ºC, riporta Ansa.

L’Europa è destinata a restare indietro rispetto ai suoi competitor

Tutto ciò fa emergere la necessità di accelerare l’implementazione del 5G in tutto il territorio europeo per raggiungere gli obiettivi nazionali e comunitari di decarbonizzazione fissati al 2030. In particolare, quanto alla diffusione del 5G, lo studio prevede che il Nord America e il Nord Est asiatico godranno di una copertura della popolazione superiore al 95% entro il 2027.
“Al contrario, l’Europa è destinata a restare significativamente indietro rispetto ai suoi competitor economici – si legge ancora nel rapporto Ericsson – con poco più dell’80% di copertura della popolazione”.

Italiani e vacanze, in autunno preferite le città d’arte e i piccoli borghi

Italiani e vacanze, in autunno preferite le città d’arte e i piccoli borghi

Rispetto alle vacanze che hanno caratterizzato tutto il 2020-2021, in particolare, durante il periodo estivo, in autunno si assiste alla ripresa dei viaggi culturali e delle visite a piccoli borghi e città d’arte. Già in occasione delle vacanze estive 2021 l’indagine Ipsos Future4Tourism faceva emergere segnali incoraggianti anche in merito alle vacanze autunnali degli italiani, con 4 italiani su 10 che ipotizzavano di concedersi un long week-end o una vacanza più lunga tra ottobre e dicembre. La nuova rilevazione conferma come il 61% degli italiani preveda di fare almeno un periodo di vacanza tra ottobre e dicembre, e quanto alla scelta della destinazione, per l’autunno 2021 il 70% dei viaggiatori sceglierà di rimanere in Italia per visitare le bellezze del nostro Paese.

Si torna ai livelli pre-pandemia: il 44% dei viaggiatori italiani sceglie mete culturali

Durante la pandemia sono proprio i viaggi culturali ad avere registrato le maggiori flessioni. I viaggiatori hanno infatti preferito dirottare le preferenze su destinazioni di mare o montagna, ovvero mete all’aria aperta, in grado di adempiere idealmente al rassicurante distanziamento. Per il periodo ottobre-dicembre, invece si è tornati ai livelli pre-pandemia: il 44% dei viaggiatori italiani sceglierà mete culturali. Tra chi viaggerà in Italia la Toscana è la regione che raccoglie il maggior numero di preferenze (16%), seguita da Trentino, Lombardia, Puglia e Sicilia, con percentuali tra il 7% e il 9% ciascuna. Difficilmente la presenza degli italiani riuscirà però a sopperire alla mancanza di turismo internazionale, ma il fatto che si torni a prendere in considerazione anche il turismo in città d’arte, fa ben sperare per il medio termine e per la ripresa degli scambi turistici tra Paesi.

Per l’inverno timidi segnali di ripresa per i viaggi in Europa

Anche l’outlook per il periodo gennaio-marzo è positivo: il 39% degli italiani già a fine settembre dichiara che farà una vacanza nel primo trimestre del 2022, il dato più alto registrato dalla nascita del Future4Tourism per le vacanze invernali. In questo caso, la speranza che la pandemia sia effettivamente alle spalle o comunque le iniziative di contrasto abbiano esplicato il loro ruolo, fa sì che si concretizzi la speranza di poter tornare a viaggiare oltre i confini nazionali, con timidi segnali di ripresa delle mete Europee (24% di preferenze tra i viaggiatori invernali) ed extra-Europee (12%). Ovviamente i prossimi mesi saranno cruciali per confermare queste aperture relativamente al turismo oltre confine.

Meglio sistemazioni in ‘casa’, ancora penalizzati i pernottamenti in albergo

Per il periodo natalizio sarà il 21% a concedersi un periodo di vacanza lontano da casa. Circa la metà, il 46%, includerà nel periodo di vacanza la notte dell’ultimo dell’anno, che tra le festività risulta quella più gettonata. Relativamente ai pernottamenti il periodo privilegia le sistemazioni ‘in casa’, di proprietà, di amici, o in affitto (45% delle preferenze) rispetto alle sistemazioni alberghiere (32%). Inoltre, il 94% degli italiani è sicuro che l’inverno 2021-2022 vedrà l’apertura degli impianti di risalita, anche se per la maggior parte (80%) con le necessarie limitazioni. Insomma, la voglia di vacanze e viaggi degli italiani è innegabile. Le previsioni non possono essere che positive, sempre che la pandemia sia in fase di duraturo contenimento.

Imprese agricole lombarde: costi di produzione in salita, ma anche il fatturato

Imprese agricole lombarde: costi di produzione in salita, ma anche il fatturato

Nei primi sei mesi del 2021 il comparto agricolo lombardo risente ancora degli effetti della pandemia sui settori che contribuiscono indirettamente alla creazione del valore aggiunto agroalimentare, come ristorazione, ricezione, intrattenimento, e istruzione. A questo si aggiungono la crescita dei costi di produzione e le difficoltà di approvvigionamento di macchinari e pezzi di ricambio, che colpiscono in maniera trasversale tutti i comparti. Se i rincari di energia e petrolio si ripercuotono anche su fertilizzanti e fitofarmaci, gli effetti più gravi riguardano la zootecnia, che rappresenta il cuore dell’agricoltura lombarda, per via del rally senza precedenti delle quotazioni dei cereali e degli altri alimenti che compongono la razione animale.Nonostante le difficoltà, il settore conferma la sua capacità di resilienza e gli indicatori di fatturato e redditività mostrano un lieve progresso rispetto alla seconda metà del 2020, anche per via del buon andamento delle quotazioni dei principali prodotti.

Export agroalimentare in ripartenza

Si tratta di alcuni risultati dell’analisi congiunturale del primo semestre 2021 per il settore agricolo lombardo realizzata da Unioncamere Lombardia e Regione Lombardia, con il supporto del Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali dell’Università degli Studi di Milano.
Secondo lo studio, l’export agroalimentare mostra una decisa ripartenza, raggiungendo nei primi 6 mesi del 2021 un tasso di crescita a due cifre dopo lo stallo dell’anno precedente.
“Lo stato di salute dell’agricoltura lombarda è solido: lo confermano sia i consumi interni sia l’export – dichiara il Presidente di Unioncamere Lombardia Gian Domenico Auricchio -, a testimonianza di quanto sia importante avere una base forte e diversificata di imprese e produttori”.

Dinamiche settoriali differenziate: lattiero-caseario e carni suine 

Il risultato complessivo dell’agricoltura regionale è il risultato di dinamiche settoriali differenziate. Il lattiero-caseario, ad esempio, beneficia del buon andamento della domanda mondiale, e dei prezzi delle principali produzioni che si mantengono sopra i livelli dello scorso anno. Il rincaro dei mangimi non consente però di sfruttare appieno le condizioni favorevoli del mercato. Anche le quotazioni delle carni suine mostrano un andamento positivo, sia nel circuito DOP sia non DOP, ma anche in questo caso la redditività risulta compressa dall’impennata dei costi produttivi.

Carni bovine, cereali e vino
Le carni bovine evidenziano i risultati peggiori nel comparto zootecnico, senza riuscire a recuperare rispetto alla situazione difficile del 2020. La lieve crescita delle quotazioni e la stabilità dei consumi non permettono infatti di compensare i maggiori costi per l’alimentazione animale. I cereali, al contrario, rappresentano il settore in maggiore salute per via dei record raggiunti dai prezzi di mais e frumento, che dovrebbero rimanere elevati anche nei prossimi mesi permettendo di assorbire senza problemi i rincari degli input produttivi. Il vino, poi, continua a soffrire le limitazioni del canale Ho.Re.Ca, sebbene le valutazioni siano in miglioramento rispetto a un 2020 estremamente negativo, anche grazie alla diversificazione dei canali distributivi. In questo caso, i prezzi mostrano alcuni segnali di ripresa, che però non si sono estesi a tutte le denominazioni.

Motocompressori: quali vantaggi nell’utilizzarli?

Le esigenze di cantiere comportano spesso la necessità di usufruire di determinate apparecchiature che consentono di risolvere necessità specifiche dovute alla natura del luogo in cui si opera o alle particolari caratteristiche della costruzione oggetto del cantiere.

Disporre dell’attrezzatura corretta consente infatti di lavorare meglio e più rapidamente, ottimizzando le risorse a disposizione e riuscendo a rispettare la tabella di marcia prevista consegnando dunque in tempo i lavori.

Il classico esempio di strumento indispensabile in determinate occasioni, in grado di far risparmiare tempo e aumentare la qualità del lavoro svolto, è il motocompressore. Si tratta di un dispositivo che diventa prezioso quando ad esempio si va ad operare in una zona in cui non è ancora presente l’energia elettrica o per qualche motivo non è possibile farne utilizzo.

In questo caso il motocompressore diventa prezioso perché vi si può tranquillamente collegare altre attrezzature indispensabili per il lavoro di cantiere come ad esempio una sabbiatrice, un martello pneumatico o un martello perforatore, giusto per citare alcuni esempi, sebbene l’attrezzatura può funzionare in assenza di energia elettrica grazie ad un motocompressore sia veramente vasta.

Come funzionano i motocompressori?

I motocompressori hanno la capacità di tramutare l’energia meccanica che il motore produce in energia di pressione. In particolar modo all’interno di questa attrezzatura l’aria viene ridotta di volume (quindi viene appunto compressa) mediante il compressore stesso o una apposita pompa.

L’aria viene a questo punto stivata all’interno del serbatoio, il quale è capace di resistere all’alta pressione, ma può anche essere adoperata in presa diretta.

Come possono essere sfruttati in cantiere?

La loro capacità di rilasciare energia (sotto forma di aria compressa) anche in assenza di energia elettrica li rende particolarmente utili in cantieri edili di ogni tipo: da quelli relativi all’edilizia civile ai cantieri stradali, nonché tutte le attività di restauro e artigianato che possono necessitare di una soluzione di questo tipo.

Certamente l’ambito per il quale i motocompressori offrono il massimo è quello cantieristico, grazie alla loro capacità di supportare trivelle, sonde, attrezzature di scavo in genere e ogni altro tipo di dispositivo che consente di portare efficacemente a termine le attività di cantiere.

Quali lavoro si possono eseguire con un motocompressore?

Le modalità di applicazione di un motocompressore sono particolarmente vaste, ed è possibile dunque pensare che sia possibile sfruttare questo strumento in una moltitudine di utilizzi differenti in base alle esigenze di cantiere o alle necessità del momento.

È possibile sfruttare un motocompressore ad esempio per lavori di perforazione, sabbiatura, giusto per citare alcuni esempi. Chiaramente grazie a compressori industriali è sempre possibile andare a lavorare con utensili pneumatici di ogni tipo, da adoperare in ogni tipo di occasione.

I modelli più moderni consentono inoltre di ottenere un ottimo risparmio sui consumi di carburante, il che consente anche di mantenere bassi i costi di gestione che poi inevitabilmente finiscono con l’incidere sui costi complessivi delle operazioni di cantiere.

Motocompressori portatili: quando diventano indispensabili?

I motocompressori portatili diventano imprescindibili, oltre che estremamente comodi, in tutti quei lavori di piccola entità o comunque non impegnativi. È infatti possibile spostarli facilmente e collocarli esattamente dove servono, dunque possono facilmente raggiungere l’area in cui si trova il punto esatto in cui il lavoro deve essere svolto.

Da notare il grande vantaggio, grazie ai moto compressori, di non aver più bisogno di lunghi tubi per terra dediti al trasporto dell’aria, come avveniva quando i motocompressori non erano ancora arrivati sul mercato, il che in alcuni casi poteva anche rappresentare un problema per la sicurezza degli operai i quali potevano distrattamente inciampare e rischiare di cadere.

Black Friday 2021: come prepararsi per approfittare delle migliori offerte

Black Friday 2021: come prepararsi per approfittare delle migliori offerte

Finita l’estate, è già arrivato il momento di tenersi pronti per approfittare di tutte gli sconti del Black Friday, che quest’anno cade venerdì 26 novembre. La giornata dedicata a tutti i patiti dello shopping ai migliori prezzi è nata negli Stati Uniti ma nel tempo è diventata una tradizione a tutti gli effetti anche in Italia. L’evento autunnale sempre di più si rivela il momento ideale per portarsi avanti e acquistare i regali di Natale, ma anche per accaparrarsi gli ultimi prodotti tecnologici o elettrodomestici al miglior prezzo e ovviamente per fare buoni affari. Proprio per il successo della giornata, sono sempre più i negozi on line e fisici che scelgono di offrire sconti speciali in occasione del Black Friday. Per i consumatori si tratta di un’opportunità davvero unica perché permette di acquistare i prodotti ad un prezzo inferiore del 70% rispetto al prezzo di listino. Ma come ci si può “preparare” prima per non lasciarsi sfuggire nemmeno un’occasione?

I consigli degli esperti

Per fare ottimi affari, bisogna conoscere alcune strategie. Perché allora non seguire i consigli degli esperti, come i negozi MediaWorld che da sempre partecipano all’iniziativa? Il primo suggerimento è quello di iscriversi alle newsletter dei vari e-commerce, così da essere sempre informati in tempo reale sull’uscita delle offerte dedicate al Black Friday. Gli utenti registrati sono infatti i primi ad essere informati sugli sconti e le occasioni e non hanno la necessità di visitare l’e-commerce tutti i giorni per controllare prezzi e offerte. Un altro “trucco”, che riguarda invece i negozi fisici, è quello di visitarli con un certo anticipo in modo da identificare i prodotti di proprio interesse, segnarsi il loro prezzo così da riuscire a identificarli e comprarli nell’immediato, senza perdere tempo.

L’importanza di una buona lista

Per non andare in confusione nel momento in cui si apriranno le vendite, e soprattutto per non cedere allo shopping compulsivo (e spesso inutile), è un’ottima mossa quella di redigere una lista precisa dei prodotti che effettivamente si desiderano acquistare ad un prezzo scontato. Infine, in merito ai prodotti preferiti è bene tenere a mente che i più gettonati sono quelli dei brand famosi: conviene dunque affrettarsi, perché generalmente gli articoli dei marchi più rinomati sono quelli che esauriscono prima e che dunque si rischia di non reperire più ad un prezzo scontato. Con questi accorgimenti, il Black Friday sarà davvero il momento per fare ottimi affari.